Crypto.com annuncia la preparazione di una prova delle riserve detenute dalla piattaforma al fine di rassicurare i propri utenti.
La corsa alla trasparenza continua.
Nell’occhio del ciclone dopo la tragedia di FTX, molte borse centralizzate si trovano nel mirino dei loro utenti.
Tutti stanno diventando sempre più sospettosi nei confronti di queste piattaforme dopo l’enorme colpo subito di recente.
Proprio come Kraken, o KuCoin recentemente, il CEO di Crypto.com ha annunciato che la preparazione della verifica della prova delle riserve è in corso.
Nel frattempo, è stata effettuata una condivisione degli indirizzi dei cold wallets “portafogli freddi” per alcuni dei principali asset della piattaforma.
Il gigante ha quindi quasi 3 miliardi di dollari distribuiti tra questi diversi asset.
Tra questi, ad esempio, 53.024 BTC o 391.564 ETH.
Ricordiamo che questi 3 miliardi di dollari rappresentano, secondo il CEO, solo una parte delle riserve.
Potete trovare questi dettagli nel tweet che ha condiviso:
While the Proof of Reserves audit preparation is underway, we are sharing our cold wallet addresses for some of the top assets on our platform.
— Kris | Crypto.com (@kris) November 11, 2022
This represents only a portion of our reserves: about 53,024 BTC, 391,564 ETH, and combined with other assets for a total of ~US$ 3.0b
Per i più curiosi che desiderano conoscere i dettagli dei fondi detenuti dalla piattaforma, è possibile dare un’occhiata qui.
Il turno di Crypto.com di essere più trasparente
Il crollo di FTX è senza dubbio uno dei più grandi “cigni neri” dell’ecosistema.
Gli utenti sono sempre più invitati, giustamente, a ritirare i loro fondi da queste piattaforme centralizzate a favore della DeFI.
È quindi necessario che queste borse centralizzate rassicurino i loro clienti e si concentrino sulla loro fidelizzazione.
Ciò richiede una maggiore trasparenza sui fondi effettivamente detenuti dai clienti.
Sempre più borse hanno quindi intenzione di condividere le prove della loro salute finanziaria.
Si va dagli audit ufficiali alla prova delle riserve o alla prova Merkle.
È giunto il momento che l’adagio ” Don’t trust, verify”, tanto caro all’ecosistema delle criptovalute, venga applicato al CeFi.
Dopo il disastro che si è verificato, è necessario trarre una grande lezione e fornire soluzioni efficaci.
La strada per riconquistare la fiducia è lunga, ma deve iniziare da qualche parte.